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Reportage                                       Gi�r�i� G����n�




























                    Il mio lockdown a Nizza di Sicilia









              ertamente questa pandemia ha cambiato le nostre abitudi-
              ni, la nostra libertà e probabilmente il nostro mondo: adesso
        Ctutto è visto con occhi e sensazioni nuove. Anche  io, come
        tutti,  ho  appreso  un  nuovo  modo  di  osservare  ciò  che  mi  circon-
        da. Ogni anno, già da diversi anni, vengo a trascorrere il periodo
        estivo a Nizza di Sicilia un paese di poco più di 3000 anime sulla
        costa ionica della Sicilia, tra Messina e Taormina. Il territorio com-
        prende  anche  un’exclave  collinare  disabitata  denominata  Bosco
        San Ferdinando, che è più estesa della parte principale costiera.
        Un paese dai ritmi calmi, dove ancora si seguono le tradizioni re-
        ligiose,  con  la  devozione  diffusa  a  San  Giuseppe  e  alla  Madon-
        na celebrata nella sua Assunzione il 15 Agosto e come patrona
        dei pescatori il giorno dell’immacolata Concezione l’8 dicembre.
        Il timore del contagio e le norme emanate hanno rarefatto le mie
        relazioni con gli altri e questo mi ha consentito di dedicare più at-
        tenzione agli oggetti, alla natura e ai paesaggi attorno a me. Tut-
        to questo mi ha spinto a abbandonare lo Street  ed ho iniziato a
        avvertire una emozione particolare a fissare le immagini che la
        natura generosamente mi porge. Tutto mi è apparso come una
        scoperta nuova e ricca di sorprese. Lo stretto e il suo mito, i suoi
        tramonti dai colori caldi e sensuali, il suo mare mai immobile, dal-
        la corrente unica, le cui onde mai sembrano giungere a riva, ma
        paiono  fuggire  indomabili  verso  l’orizzonte,  sfidate talvolta  da  un
        surfista  che  sembra  emergere  dalla  acque  come  la  Fèra  di  d’Ar-
        rigo. Appena alle spalle le colline irregolari, macchiate  dai limoni
        interdonati che stendono un tappeto dorato alla piccola comunità.
        Sulla riva invece, di notte pescatori e le loro lunghe canne cercano
        la preda fino all’alba di fronte al mare gelido e affascinante dell’in-
        verno, in un silenzio quasi sacrale, rotto talvolta solo dal mio clic.
         Ho sempre amato fotografare le persone, la gente e i suoi picco-
        li gesti, ma ora provo ancor più piacere a fotografare la natura e
        il suo paesaggio, la sua grandezza che talvolta sembra renderci
        davvero  piccoli  di  fronte  lei.  Forse  non  tutto  sono  riuscito  a  regi-
        strare  nella  mia  macchina,  tanto  altro  è  rimasto  semplicemen-
        te nella mia memoria e nei miei occhi. Occhi che avranno impa-
        rato a vedere più in profondità quando tutto questo sarà finito.
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